L’IC Via Poppea Sabina
celebra la gentilezza in tutte le sue manifestazioni, con grandi, piccoli e medi!!
Oggi, però, fateci spiegare bene cosa intendiamo per gentilezza… Facendoci aiutare da Devoto e De Mauro!!

Giacomo Devoto recita:
1. Dal latino gentilis “che appartiene alla gens” e cioè al gruppo di famiglie che si riconoscevano discendenti da un comune capostipite.
2. Dal latino gentilis, calco sul greco tà éthné “i popoli”, calcato a sua volta sull’ebraico göyim “i popoli (diversi dall’ebreo)”.

Tullio De Mauro, invece:
1. Agg. Dal latino gentile (m) propr. “appartenente a una famiglia” poi “nobile”, der. da
gens, gentis “famiglia, schiatta”; av. 1292, che ha modi affabili e cortesi nel trattare con gli altri.
2. Sost. Stor. latino gentile (m) cfr. gr. Ethnikos, der. di éthnos “razza, gente”, v. anche
gentile. Seconda metà XIII sec.

Leggendo le definizioni dei grandi linguisti De Mauro e Devoto, appare evidente che il concetto di gentilezza è immediatamente connesso all’idea di nobiltà e di cortesia, che si rivelano nella loro espressione più completa all’interno di un gruppo di persone. È quindi centrale il concetto di appartenenza e di socialità.
È proprio questo che gli esseri umani volevano che il termine trasmettesse: la gentilezza come requisito indispensabile di socialità.
In una società che corre, fermiamoci oggi a riflettere, aiutati dai ragazzi, quanto sia importante essere semplicemente gentili.

“Ovunque ci sia un essere umano, vi è possibilità di gentilezza” (Seneca)